benvenuti nel mio blog

benvenuti nel mio blog. Ho messo a disposizione di chi viene a farmi visita le mie conoscenze in cucina , la descrizione della mia attività, le ricette che ho realizzato nel corso degli ultimi anni e che sono pertanto collaudate e perfezionate secondo i miei gusti. Sarò lieta di risponderVi qualora mi voleste contattare per qualsiasi motivo inerente gli argomenti trattati su queste pagine. Grazie per la Vostra visita

chi sono

.....sicuramente un'amante del buon cucinare. Quello delle tradizioni ma con il giusto sguardo alle innovazioni, che ne migliorano i risultati pur lasciando integri i sapori della meravigliosa cucina italiana.
Le mie origini sono siciliane di papà e pugliesi di mamma, quindi un perfetto connubio tra due realtà gastronomiche fra le più apprezzate del nostro Paese. Una cucina pertanto di origini "povere" ma decisa e sicuramente ricca "di sapore" che spazia con assoluta disinvoltura dalla terra al mare, il meraviglioso Jonio.
La passione per la cucina l'ho sempre avuta, penso di averla ereditata dal mio papà dotato di grande pazienza e fantasia ma, ahimè, non del concetto di ordine: quando in cucina c'era lui sembrava esserci passato un uragano. Ma mamma, sostenitrice delle capacità culinarie di papà, pur di sollevarsi dall'incarico dei fornelli, si prestava volentieri al riassetto di pile di piatti, padelle e casseruole.
La mia prima realizzazione risale all’età di cinque anni. Abitavo a Lentini , un paesone della provincia di Siracusa a pochi chilometri dal mare. Vicino casa c’era uno di quei forni a legna dove si preparava il famoso pane di Lentini (adesso presidio Slow Food) ed io ero affascinata dai profumi e dal viavai di queste donne che di primissimo mattino andavano, impastavano, tornavano a casa a sbrigare le loro faccende domestiche in attesa della “magia” che avrebbe conferito volume e morbidezza e, dopo la cottura in forno, squisitezza e fragranza a quel pane dal profumo indimenticabile. Così dopo aver tartassato la mamma “….che pure io voglio fare il pane….” ebbi il permesso di andare dalla fornaia, un donnone col viso sempre abbronzato e pieno di rughe sottilissime , rigorosamente vestita di nero da capo a piedi , per chiedere se mi era consentito far parte di quella allegra brigata che impastava nelle madie e si muoveva tra polvere bianca profumatissima. Le signore presenti mi guardavano tutte con espressione divertita e intenerita e, la fornaia che non aveva tempo da perdere mi invitò a rientrare a casa, impastare il pane con l’aiuto della mamma e poi tornare per cuocerlo nel forno. Così feci! Con assoluta convinzione impastai la farina con l'acqua, il lievito e il sale, ottenni un impasto morbido a cui detti la forma di un panino , aspettai con impazienza la “magia” e finalmente ritornai al forno per la famigerata cottura. Ero affascinata e inebriata dall’attività della fornaia che si rivolgeva a me chiamandomi “Sanguzzu” (in lentinese “piccolo sangue” , espressione tenerissima rivolta ai piccoli) e mi invitava a starle lontana per permetterle di manovrare liberamente la pala pesantissima con la quale infilava le “vastedde” - i pani a forma di cornetto del peso di un chilo o più- nel forno. Quando fu tirato fuori il mio panino, e credetemi me lo ricordo nitidamente, ero emozionatissima, tremante e incredula per l'avvenuto incantesimo. Con un’andatura lenta e attenta per non sciupare il risultato delle mie fatiche , tornai a casa con il pane tra le due manine . Dopo le congratulazioni della mamma - forse più emozionata di me per la gioia che provavo - apparecchiai una porzione del tavolo con una tovaglietta a quadretti rossi , ci misi su il panino , e mi sedetti di fronte. Provavo quasi dispiacere a spezzarlo soprattutto dopo aver considerato l’attesa che avevo patito per ottenere il mio capolavoro ma nello stesso tempo un desiderio incontrollato di assaggiarlo per constatare se la mia bravura era stata a tuttotondo. Mi potei ritenere soddisfatta al cento per cento, lo mangiai così…. “schitto” senza, cioè, alcun condimento ed è ancora adesso uno dei sapori indelebili di cui ho memoria .
Ho proseguito poi con una serie infinita di sperimentazioni con risultati spesso scadenti o addirittura improponibili, ma come si dice: chi la dura, la vince….. Sono stata capace di far mangiare ceci a mio marito per una settimana intera, tutti i santi giorni, fino a che non ne ritenessi la cottura a puntino. Così è stato per focacce degne di martello pneumatico, dolci sciapiti e cadenti e quant'altro sempre perseverando alla ricerca tenace del risultato sopraffino. E piano piano......
Certo è pur vero che mi sono documentata tanto e un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli agognati obiettivi l’hanno avuti i mezzi di comunicazione di cui abbiamo la fortuna di disporre: la televisione quindi ma internet soprattutto con lo scambio generosissimo di informazioni e di esperienze tra appassionati del settore.